Presidio sulle pensioni stamani dinanzi la Prefettura
Delegazione del sindacato ha consegnato al Prefetto un documento con le richieste per un sistema pensionistico più equo e che assicuri il ricambio generazionale.
Questa mattina una delegazione di Cgil Cisl e Uil, composta dalle segreterie territoriali e da numerosi segretari di categoria, si è recata dinanzi la Prefettura. La delegazione è stata ricevuta dal capo di gabinetto. Il sindacato ha consegnato un documento con le richieste di revisione del sistema pensionistico.
Di seguito una sintesi del documento di Cgil Cisl e Uil.
Le ragioni di una mobilitazione Le modifiche dei requisiti di accesso al pensionamento, realizzate tra il 2004 e il 2011 sono state segnate da una visione solo quantitativa, finalizzata alla quadratura del cerchio dei conti pubblici, al di fuori di un quadro di riforma del sistema previdenziale attento alle nuove emergenze sociali.
La legge Fornero ha aggravato la situazione, cancellando la possibilità di accedere al pensionamento tramite il sistema delle “quote” derivanti dalla combinazione fra età anagrafica e anzianità contributiva, senza tenere conto delle esigenze di riorganizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi delle imprese e del lavoro usurante, ostacolano la crescita del tasso di attività dei giovani e trasformano centinaia di migliaia di persone ormai prossime alla pensione in “casi di assistenza”, riproducendo, come sta accadendo, diseconomie, sprechi, disagio economico e sociale.
Attualmente, l’unico canale di pensionamento anticipato che rimane è quello legato alla maturazione di un elevato requisito contributivo, a prescindere dall’età (42 anni e 6 mesi di anzianità contributiva per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne), soggetto a futuri aumenti per effetto dell’aggancio automatico all’innalzamento dell’aspettativa di vita.
Il ripristino della flessibilità nell’accesso al pensionamento è una necessità ormai da tutti riconosciuta, a cominciare dai Presidenti delle Commissioni Lavoro della Camera e del Senato, dove sono state presentate proposte di legge che costituiscono sicuramente una buona base di partenza per individuare soluzioni positive nell’interesse dei lavoratori e del Paese.
Reintrodurre la flessibilità nel sistema pensionistico Le proposte di legge presentate presso le Commissioni Lavoro della Camera sul ripristino della flessibilità nell’accesso al pensionamento costituiscono, a giudizio di Cgil Cisl e Uil , una base di confronto e di discussione importante: sostituire gli attuali requisiti rigidi con un intervallo di età entro il quale sia possibile accedere al pensionamento in maniera volontaria; la fissazione di una nuova quota che consenta il pensionamento senza disincentivi, la valorizzazione della contribuzione figurativa delle lavoratrici madri e di chi svolge lavori di cura e assiste familiari gravemente disabili.
Queste proposte consentirebbero di sostituire gli attuali requisiti rigidi di pensionamento, permettendo diverse possibilità di uscita anticipata, con 41 anni di contribuzione e senza penalizzazioni; al raggiungimento di quota 100 senza disincentivi, oppure a partire dai 62 anni di età con 35 d contributi ma con moderate penalizzazioni sul trattamento pensionistico.
Questo significa che gli oneri derivanti dalle proposte e dalle soluzioni in materia di flessibilità nel pensionamento non possono e non devono essere caricate esclusivamente sui lavoratori. Ciò implica la nostra assoluta indisponibilità ad estendere anche agli uomini la cosiddetta “opzione donna”, tramite l’introduzione di misure che condizionino l’accesso anticipato al pensionamento in cambio del ricalcolo complessivo, dell’intera pensione, con il metodo contributivo, così come l’ipotesi del prestito pensionistico, già ventilato negli anni passati.
La penalizzazione derivante dal ricalcolo dell’intera posizione previdenziale con il contributivo finirebbe con ridurre, infatti, a seconda delle diverse carriere lavorative, l’importo della pensione fra il 20% e il 40% del trattamento pensionistico finale, a seconda della dinamica retributiva e del numero di settimane contributive calcolate con il sistema retributivo.
La condizione delle lavoratrici e l’opzione donna.
Per quanto riguarda la condizione specifica delle lavoratrici rileviamo come senza dubbio le donne siano state profondamente penalizzate dalla riforma Fornero dal momento che l’innalzamento dei requisiti pensionistici è stato sicuramente troppo accelerato, sia nel settore pubblico che nel settore privato. Sarebbe stata più opportuna una progressione più graduale pur nella considerazione che, in generale, l’equiparazione dei requisiti pensionistici tra uomini e donne rappresenti a nostro avviso un processo irreversibile.
La tutela dei diritti previdenziali delle lavoratrici deve esprimersi anche attraverso il rafforzamento della copertura figurativa dei periodi di congedo di maternità e dei periodi di cura, con l’estensione del riconoscimento anche a fini previdenziali dei periodi di assistenza di familiari disabili gravi e la valorizzazione dei periodi di maternità presso tutte le gestioni previdenziali.
Il lavoro nell’età anziana e a staffetta generazionale Il ripristino degli strumenti di accesso anticipato al pensionamento va completato con misure previdenziali atte a favorire nuove opportunità di impiego, specie per i giovani, promuovendo ed incentivando l’uso volontario del part time o dell’orario ridotto negli ultimi anni della carriera lavorativa, senza penalizzazioni contributive per i lavoratori interessati, attraverso il riconoscimento della contribuzione figurativa corrispondente alla riduzione di orario, condizionandola all’assunzione di lavoratori giovani.
A tale scopo va incentivato anche sul piano fiscale l’eventuale ricorso a forme integrative di sostegno retributivo, promosse dai contratti e accordi collettivi, anche aziendali, nel caso di passaggio dal tempo pieno al tempo parziale, con contestuale assunzione e inserimento lavorativo dei giovani coinvolti in specifici progetti di tutoraggio che richiedano un ruolo attivo da parte dei lavoratori anziani. La “staffetta generazionale” può contribuire a consolidare il rapporto fra le generazioni anche nel collegamento fra gli strumenti di accesso anticipato al pensionamento e quelli di inserimento al lavoro.
le condizioni affinché essi possano realizzare politiche di investimento di lungo periodo, più calibrate sulla finalità previdenziale e nell’interesse degli aderenti, favorendo, nel contempo, lo sviluppo dell’economia reale nazionale e locale e il finanziamento delle piccole e medie imprese. Resta ormai indispensabile armonizzare il regime fiscale della previdenza complementare dei pubblici dipendenti con quello più favorevole, vigente per i lavoratori del settori privato.
Nella prospettiva futura di ripresa economica ed occupazionale occorre creare le premesse per tutelare più efficacemente il potere di acquisto delle pensioni in essere, sia rimuovendo le attuali limitazioni sulla perequazione al costo della vita per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo , sia tramite la riduzione del carico fiscale che grava su di esse. Inoltre l’integrazione al trattamento minimo dovrebbe essere rivalutata in base agli incrementi della produttività del paese.
E’ necessario sostenere, anche tramite la fiscalità, i redditi di chi è già in pensione con particolare riguardo alle fasce di popolazione che percepisce assegni di importo limitato. Vanno migliorate le pensioni di reversibilità a fronte di effettive condizioni di disagio economico che si manifestino in caso di premorienza, soprattutto in presenza di figli a carico.