La CISL interviene sulla vertenza Poste Italiane
E’ ormai dal 3 ottobre 2011 che si protrae lo stato di agitazione dei lavoratori di Poste Italiane che lamentano il mancato accoglimento delle loro richieste e soprattutto un atteggiamento di intransigente chiusura nei confronti di qualsiasi soluzione negoziale condivisa.
Oggetto del contendere risulta essere il premio di risultato, nonché una nuova organizzazione dell’azienda che permetta di affrontare, con successo, un mondo come quello dei servizi postali che sta rapidamente cambiando, rendendo necessaria, al contempo una nuova organizzazione aziendale.
“Lo stato di agitazione è stato indetto a fronte dell’atteggiamento di chiusura dell’azienda a cui avevamo chiesto di ridefinire i criteri per la determinazione del premio di risultato per il triennio 2011-2013, nonchè di riconoscere ai lavoratori i giusti diritti in sede di erogazione dei premi riferiti all’anno 2010. Ebbene sul primo punto l’azienda ha, fino ad ora, rifiutato qualsiasi discussione sul merito. Sulla questione dei premi per l’anno 2010 l’azienda continua addirittura a sostenere il mancato raggiungimento dei risultati, contraddicendosi clamorosamente nel momento in cui annuncia un attivo di bilancio di un miliardo di euro, che, a nostro avviso, è stato realizzato con il concorso e l’impegno dei lavoratori che ora ambiscono a vedersi riconosciuto l’impegno profuso” afferma Notarianni, Segretario Generale della SLP CISL che aggiunge “La vertenza è in fase di stallo oltre che sulla questione dei premi di risultato, anche su altri punti: la cronica carenza di personale, ulteriormente ridotto dalla mancata proroga di 16 rapporti di lavoro a tempo determinato che mina l’efficienza aziendale e rischia di procurare all’utenza non pochi disservizi all’utenza. Tra l’altro il disservizio sta comportando anche il rallentamento della consegna dei plichi Istat, mettendo seriamente a rischio il progetto del censimento. Ma l’azienda latita anche sulla predisposizione di misure volte a migiiorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. E’ auspicabile” conclude Notarianni “che l’azienda riveda il suo atteggiamento ed entri seriamente nel merito dei punti portati alla sua attenzione” .
Sulla stessa linea Pasquale Verrengia, Segretario Generale della CISL di Latina: “La vertenza Poste appare essere l’emblema della miopia di alcune grandi aziende a riconoscere la validità e l’utilità di una contrattazione collettiva che ponga il proprio accento sulla retribuzione di risultato. Riconoscere ai lavoratori il giusto ed adeguato premio a fronte del raggiungimento di dati obiettivi risulta imprescindibile per il raggiungimento di standard di efficienza e qualità che poi, nella fattispecie, riguarda addirittura un servizio pubblico essenziale.. La CISL rifiuta la logica per cui i lavoratori vanno spremuti come limoni, al fine di aumentare la produttività dell’azienda con l’unico effetto di farne aumentare il profitto a vantaggio esclusivo della dirigenza. Come vanno condivisi gli sforzi, devono essere condivisi anche i meriti e soprattutto i risultati. Non deve esistere che tanti lavorino e si arricchiscano solo in pochi. Ciò è non solo fortemente iniquo, ma può anche risultare controproducente per gli obiettivi dell’azienda si pone finendo, tale illogica politica gestionale, per demotivare i lavoratori , vanificando così gli eccellenti risultati raggiunti dall’azienda. Altrettanto sconfortante risulta la riottosità a rendere, come correttamente richiesto dal sindacato , l’organizzazione aziendale più efficiente, non lesinando risorse e mezzi. Ci auguriamo pertanto che intervenga al più presto una inversione di tendenza.”
“Lo stato di agitazione è stato indetto a fronte dell’atteggiamento di chiusura dell’azienda a cui avevamo chiesto di ridefinire i criteri per la determinazione del premio di risultato per il triennio 2011-2013, nonchè di riconoscere ai lavoratori i giusti diritti in sede di erogazione dei premi riferiti all’anno 2010. Ebbene sul primo punto l’azienda ha, fino ad ora, rifiutato qualsiasi discussione sul merito. Sulla questione dei premi per l’anno 2010 l’azienda continua addirittura a sostenere il mancato raggiungimento dei risultati, contraddicendosi clamorosamente nel momento in cui annuncia un attivo di bilancio di un miliardo di euro, che, a nostro avviso, è stato realizzato con il concorso e l’impegno dei lavoratori che ora ambiscono a vedersi riconosciuto l’impegno profuso” afferma Notarianni, Segretario Generale della SLP CISL che aggiunge “La vertenza è in fase di stallo oltre che sulla questione dei premi di risultato, anche su altri punti: la cronica carenza di personale, ulteriormente ridotto dalla mancata proroga di 16 rapporti di lavoro a tempo determinato che mina l’efficienza aziendale e rischia di procurare all’utenza non pochi disservizi all’utenza. Tra l’altro il disservizio sta comportando anche il rallentamento della consegna dei plichi Istat, mettendo seriamente a rischio il progetto del censimento. Ma l’azienda latita anche sulla predisposizione di misure volte a migiiorare le condizioni di lavoro dei dipendenti. E’ auspicabile” conclude Notarianni “che l’azienda riveda il suo atteggiamento ed entri seriamente nel merito dei punti portati alla sua attenzione” .
Sulla stessa linea Pasquale Verrengia, Segretario Generale della CISL di Latina: “La vertenza Poste appare essere l’emblema della miopia di alcune grandi aziende a riconoscere la validità e l’utilità di una contrattazione collettiva che ponga il proprio accento sulla retribuzione di risultato. Riconoscere ai lavoratori il giusto ed adeguato premio a fronte del raggiungimento di dati obiettivi risulta imprescindibile per il raggiungimento di standard di efficienza e qualità che poi, nella fattispecie, riguarda addirittura un servizio pubblico essenziale.. La CISL rifiuta la logica per cui i lavoratori vanno spremuti come limoni, al fine di aumentare la produttività dell’azienda con l’unico effetto di farne aumentare il profitto a vantaggio esclusivo della dirigenza. Come vanno condivisi gli sforzi, devono essere condivisi anche i meriti e soprattutto i risultati. Non deve esistere che tanti lavorino e si arricchiscano solo in pochi. Ciò è non solo fortemente iniquo, ma può anche risultare controproducente per gli obiettivi dell’azienda si pone finendo, tale illogica politica gestionale, per demotivare i lavoratori , vanificando così gli eccellenti risultati raggiunti dall’azienda. Altrettanto sconfortante risulta la riottosità a rendere, come correttamente richiesto dal sindacato , l’organizzazione aziendale più efficiente, non lesinando risorse e mezzi. Ci auguriamo pertanto che intervenga al più presto una inversione di tendenza.”